MAECI- INNOVAZIONE, DIGITALIZZAZIONE E COMPETITIVITA’ INTERNAZIONALE: IL RUOLO DELLE POLITICHE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ITALIANE

Esaminando la letteratura sulla crescita economica, emerge chiaramente la rilevanza dell'apertura
internazionale nello sviluppo economico, nella capacità di innovazione ed internazionalizzazione
delle imprese.

La letteratura più recente che tratta gli effetti dell'integrazione internazionale nelle economie
regionali e nazionali si è concentrata sull'influenza del commercio estero sul comportamento
competitivo delle aziende locali.

L'aumento delle dimensioni del mercato, dovuto all'integrazione internazionale, aumenta la
concorrenza tra le aziende, influenzando il loro numero e la loro performance competitiva (Melitz,
2003). In questo modo, solo le aziende più efficienti rimangono attive nel settore attraverso un
meccanismo di selezione competitiva, mentre le altre escono dal mercato. Il risultato è un aumento
della produttività dell'economia dell'area geografica considerata.

In un ulteriore sviluppo, Melitz et al., 2008 e altri autori come Helpman et al., 2004 integrano i
risultati precedenti che si riferivano solo alle aziende esportatrici locali, includendo la presenza di
aziende multinazionali.

Bernard e Jensen (1999; 2004), e poi Castellani e Zanfei (2007) hanno dimostrato, attraverso risultati
empirici, che le aziende esportatrici e quelle che investono direttamente nei Paesi esteri hanno una
produttività migliore e dimensioni maggiori.

L'innovazione è uno dei principali fattori che determinano le esportazioni e l'aumento della
produttività, come dimostrato da diverse ricerche. La maggiore concorrenza generata dall’operare
nei mercati internazionali spinge le aziende ad aumentare la loro capacità innovativa, sostenendo la
competitività internazionale. La relazione tra innovazione e integrazione internazionale si configura
come governata da una causalità reciproca, dimostrata anche da diversi studi empirici (Sterlacchini,
1999; Basile, 2001; Filippetti et al., 2012; Altomonte et al., 2013).

Questo tipo di relazione può essere estesa non solo alle imprese multinazionali, ma anche alle piccole
e medie imprese esportatrici, come confermato da alcuni studi empirici (Cassiman e Golovko, 2011;
Alegre et al., 2012).

Infine, è importante introdurre i concetti di "Apprendimento attraverso l'esportazione" e
"Autoselezione nell'esportazione" che sono due prospettive teoriche all'interno della letteratura
sull'innovazione e l'internazionalizzazione.

Autoselezione nell'esportazione suggerisce che solo le aziende più produttive, spesso quelle
innovative, possono permettersi di impegnarsi in attività di esportazione. Il fondamento logico è che
l'esportazione di solito comporta costi aggiuntivi, come quelli associati alla comprensione di nuovi
mercati, all'adattamento dei prodotti a gusti o normative diverse e alla gestione della logistica su
distanze maggiori. Pertanto, le aziende già produttive e innovative hanno maggiori possibilità di
coprire questi costi e di avere successo nei mercati esteri. Si tratta della cosiddetta "auto-selezione",
in quanto queste aziende si auto-selezionano per diventare esportatrici, grazie alla loro maggiore
produttività e capacità di innovazione.

Apprendimento attraverso l'esportazione, invece, suggerisce che le aziende imparano e aumentano
la loro produttività dopo aver iniziato ad esportare. L'atto di esportare le espone a nuove idee,
tecnologie avanzate, best practice e pressioni competitive diverse che non sono presenti nei loro
mercati nazionali. Operando in questo ambiente stimolante, sono spinti ad apprendere e adattarsi, il
che porta a migliorare le loro prestazioni e la loro produttività.

Queste due teorie non si escludono a vicenda e possono verificarsi entrambe nella realtà. Un'azienda
produttiva potrebbe auto-selezionarsi verso l'esportazione e poi continuare ad aumentare la sua
produttività attraverso l'apprendimento tramite l'esportazione. Il percorso specifico che le aziende
seguono potrebbe dipendere da vari fattori, come il settore, le dimensioni e la natura dei mercati a
cui si rivolgono.

Riteniamo che un’analisi delle imprese sul territorio italiano sia fondamentale per individuare
l’efficacia degli strumenti introdotti dai decisori politici negli ultimi anni e valutare le opportunità che
questi hanno generato. Gli strumenti ai quali facciamo riferimento sono il piano Industria 4.0 (poi
impresa 4.0 e transizione 4.0) dalla sua introduzione nel 2016 ad oggi; gli interventi del PNRR per il
supporto alle imprese per investimenti (innovazione, formazione, internazionalizzazione); le politiche
a supporto della green economy per uno sviluppo sostenibile (risparmio energetico, idrico, riduzione
dell’impatto ambientale tramite innovazione di processo); gli Hub internazionali per il sostegno del
product placement delle aziende italiane all’estero.

Un’analisi approfondita degli effetti del sostegno pubblico alle imprese dei settori strategici come
quello manifatturiero e dei servizi consentirà di comprendere se queste iniziative hanno aiutato i
territori e le imprese presenti ad internazionalizzare ed innovare.

Le evidenze riscontrare consentiranno di comprendere dove c’è necessità di proseguire con
determinate politiche di sostegno pubblico e quali sono i rischi che le stesse hanno generato.

Obiettivo

L’obiettivo principale di questa ricerca è esaminare l’effetto delle politiche pubbliche recenti – tra cui
i piani di Industria 4.0, le misure del PNRR per gli investimenti delle imprese, le politiche per la green
economy, gli hub su territorio estero per il product placement – sull’innovazione e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane nel settore manifatturiero e dei servizi. La domanda di
ricerca principale che guida questo studio è: in che modo le politiche pubbliche recenti hanno
influenzato la capacità delle imprese italiane di innovare e internazionalizzare, e come queste
interagiscono con i meccanismi di “apprendimento attraverso l’esportazione” e “autoselezione
nell’esportazione”?

In base a questa domanda di ricerca principale, le analisi empiriche si propongono di rispondere ai
seguenti interrogativi:

• Come le politiche di Industria 4.0, le misure del PNRR e le politiche per la green economy
hanno influenzato la capacità delle imprese italiane di innovare?

• Come queste politiche hanno influenzato la capacità delle imprese italiane di
internazionalizzarsi?

• Come l’innovazione e l’internazionalizzazione interagiscono tra loro nelle imprese italiane in
seguito all’implementazione di queste politiche?

• Come gli Hub internazionali per il sostegno del product placement delle aziende italiane
all’estero hanno contribuito alla loro capacità di internazionalizzazione e innovazione?

• Come i meccanismi di “apprendimento attraverso l’esportazione” e “autoselezione
nell’esportazione” si manifestano nelle imprese italiane in seguito all’implementazione di
queste politiche?

• Quale impatto hanno avuto queste politiche sulle dimensioni e sulla produttività delle
imprese italiane?

• Quali sono le implicazioni di queste politiche per le future iniziative di sostegno pubblico
all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese?

Metodologia e dati

Per rispondere alle domande di ricerca sollevate dalla proposta si applicherà una metodologia mista,
prima quantitativa e poi qualitativa.

Nella fase quantitativa il progetto si avvarrà della collaborazione con il primo partner di questo
gruppo di ricerca, il Centro Studi Tagliacarne, che opera attraverso ricerche, studi e analisi sulle policy
in collaborazione con le altre strutture delle Camere di commercio. Avremo a disposizione una serie
di dati micro delle imprese italiane, grazie a due nuovi dataset realizzati dalle ultime indagini svolte
nel 2022 e 2023 su campioni rappresentativi di aziende italiane (circa 4.000 imprese) del settore
manifatturiero e dei servizi. Sarà possibile misurare una serie di condizioni legate alle scelte delle
imprese di investire o cercare sostegno pubblico per l’innovazione, e allo stesso modo per le strategie
di internazionalizzazione. Alcuni dei quesiti riguardano, in modo esemplificativo e non esaustivo, la
propensione delle imprese verso la partecipazione alle misure contenute nel piano nazionale impresa
4.0 (adesso chiamato Transizione 4.0) e gli incentivi fiscali ad esso collegati; le tecnologie innovative
adottate, e il legame di queste con la strategia e la sostenibilità ambientale; le risorse umane
impiegate per raggiungere gli obiettivi posti ed eventuali ostacoli all’introduzione degli investimenti
nelle tecnologie digitali. Inoltre, sono state raccolte diverse informazioni, anch’esse utilizzabili come
metriche empiriche, legate ai due ultimi punti citati, lo sviluppo sostenibile ed il capitale umano. Nel
primo caso parliamo di investimenti per la riduzione dell’impatto ambientale tramite innovazione di
processo e prodotto, o la definizione di obiettivi di sostenibilità gestiti da una risorsa interna e
l’individuazione degli ostacoli al raggiungimento. Nel secondo caso gli investimenti sul capitale
umano inteso come miglioramento delle competenze per attrarre personale qualificato con l’intento
di implementare strategie di innovazione o investimento in mercati esteri.

Ultima categoria di dati disponibili, estremamente attuali ed interessanti, sono quelli legati al PNRR.
Infatti, sono presenti informazioni relative alla partecipazione e ottenimento di progetti di supporto
alle imprese per questi ambiti di nostro interesse, legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’analisi si proporrà di valutare empiricamente se queste politiche industriali per l’innovazione
possano rappresentare un fattore che influisce sulle esportazioni delle PMI ed eventuali meccanismi
di apprendimento ed autoselezione.

Inoltre, si analizzerà empiricamente con modelli econometrici la relazione tra il sostegno pubblico
per l’innovazione e le diverse dimensioni dell’export su un campione di dati originali e
rappresentativi.

Infine, per arricchire l’analisi econometrica, si stimerà anche la relazione tra innovazione,
internazionalizzazione e performance delle aziende. Questo sarà possibile grazie all’accesso alle
banche dati che è nelle disponibilità dell’ente proponente, quali Orbis e Aida del provider Bureau
Van Dijk che forniscono i dati finanziari e di bilancio completi, gli indicatori di performance ed i dati
proprietari delle imprese relativi alla composizione dei board, degli advisor e delle sussidiarie. Così
facendo, oltre ad avere un set di dati completo e puntuale, potremmo ottenere molte più informazioni
sul fatturato, sul controllo degli azionisti, sugli esponenti e sui manager per arricchire la nostra ricerca
integrando il dataset del Centro Studi Tagliacarne.

La seconda parte della ricerca sarà principalmente qualitativa e si concentrerà su una serie di imprese
italiane che prenderanno parte ad un progetto di sostegno all’internazionalizzazione.
Introduciamo quindi in questa fase Italiacamp, il secondo partner del progetto proposto. Si tratta di
una impact organization che ha l’obiettivo di favorire la generazione e lo sviluppo di processi di
innovazione sociale ad impatto positivo per comunità e territori attraverso una rete collaborativa di
livello nazionale e internazionale.

Recentemente l’organizzazione ha iniziato a gestire l’hub for made in Italy in Dubai con l’intento di
contribuire all’internazionalizzazione e innovazione delle imprese italiane. Tramite questa
esperienza sarà possibile condurre delle interviste qualitative, attraverso casi studio che
permetteranno di seguire il processo di crescita internazionale delle imprese che utilizzeranno questo
strumento. I servizi offerti per facilitare il processo sono diversi, per citarne alcuni, verrà agevolata la
procedura di ingresso nel mercato estero delle imprese partecipanti, tramite consulenze in materia
di procedure di lavoro e visti per i dipendenti; il business matching per le imprese che sono
interessate a trovare nuovi clienti e partner negli Emirati e nell’area MENA; talent scouting &
matching per le aziende interessate a costruire un team di lavoro profilato per gli Emirati Arabi Uniti.
Anche in questo caso sarà possibile utilizzare dati secondari di bilancio e tutti quelli disponibili nei
database sopra menzionati. In questo modo il progetto si porrà l’obiettivo di integrare i dati
quantitativi e qualitativi per una migliore comprensione del fenomeno, con l’applicazione del
pluralismo metodologico (Landry e Banville 1992; Weber 2004)

In sintesi, il livello di analisi sarà micro, utilizzando le informazioni relative alle singole imprese. In
questo modo sarà possibile osservare i due concetti sopra citati, ovvero l’apprendimento attraverso
l’esportazione e l’autoselezione nell’esportazione. Metodologicamente verranno utilizzati i modelli
econometrici dinamici con dati panel (quando la serie storica lo consentirà) oppure modelli probit su
dati cross section, ed il campionamento qualitativo tramite l’analisi documentale, le interviste ed i
dati raccolti durante il processo di utilizzo dell’hub da parte delle imprese.

Ricercatori

Il gruppo di ricercatori coinvolti nel progetto comprende quattro ricercatori senior (Valentina
Meliciani, Pierluigi Murro, Alessandro Rinaldi e Marco Pini), 2 ricercatore junior under 40 (Roberto
Urbani e Elisabetta Scognamiglio). Si tratta di un gruppo di esperti nelle tematiche trattate dal
progetto. In particolare la Prof.ssa Valentina Meliciani ha pubblicato numerosi articoli in prestigiose
riviste internazionali sui temi del progetto, con un focus specifico alla relazione tra innovazione e
esportazioni; il Prof. Murro ha una lunga esperienza con l’utilizzo di dati di impresa e ha condotto
numerose ricerche sui temi dell’innovazione e della competitività internazionale a livello
microeconomico. Su questi temi ha pubblicato su prestigiose riviste internazionali. Il dott. Alessandro
Rinaldi è il direttore delle ricerche statistiche ed economiche centro studi delle camere di commercio
Guglielmo Tagliacarne e il dott. Marco Pini, come senior economist del Tagliacarne, ha partecipato
alla definizione delle indagini del centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne e
ha utilizzato i dati delle survey sia in rapporti di ricerca che in paper scientifici pubblicati su
importanti riviste internazionali. I dati delle survey del Tagliacarne saranno utilizzati all’interno del
progetto di ricerca con la collaborazione dei ricercatori dell’istituto. Roberto Urbani è alla fine di un
percorso di PhD in cui si è specializzato in temi di innovazione ed ha utilizzato metodi misti
(qualitativi e quantitativi). Elisabetta Scognamiglio ha un’esperienza nella valutazione di impatto e
collaborerà alla parte relativa alla valutazione delle politiche di internazionalizzazione presso il
Dubai hub for made in Italy. Il gruppo di ricerca è ben bilanciato in termini di genere, di presenza di
ricercatori senior e junior ed ha un profilo internazionale. In quel che segue si riportano nel testo dei
brevi profili dei ricercatori coinvolti e una selezione delle loro pubblicazioni sui temi del progetto. I
curricula completi sono allegati alla domanda.

Finalità e risultati attesi

Nel contesto dell’economia italiana, i concetti di apprendimento attraverso l’esportazione e
autoselezione nell’esportazione rivestono un ruolo centrale per capire come le imprese italiane si
muovono sui mercati internazionali.

Il primo si basa sull’idea che solo le imprese più produttive, in particolare quelle innovative, sono in
grado di affrontare e sostenere i costi di ingresso nei mercati internazionali. Questi costi possono
essere legati alla comprensione di nuovi mercati, all’adattamento dei prodotti a norme o preferenze
differenti, alla gestione della logistica su distanze maggiori. Le imprese italiane, grazie alle loro
capacità produttive e innovative, possono auto-selezionarsi per diventare esportatrici, contribuendo
così alla crescita economica dell’Italia.

Tuttavia, non tutte le imprese possiedono inizialmente le capacità necessarie per auto-selezionarsi
per l’esportazione. In questo contesto, l’intervento di politiche pubbliche può essere fondamentale
per supportare le imprese nel loro processo di internazionalizzazione. Queste politiche possono
includere vari tipi di supporto, come la formazione, il finanziamento, l’assistenza tecnica, ecc. Il ruolo
delle politiche pubbliche nel facilitare l’accesso delle imprese ai mercati internazionali e nel
supportare il loro processo di apprendimento attraverso l’esportazione è una questione di grande
rilevanza. Pertanto, uno degli obiettivi chiave della ricerca in questo campo dovrebbe essere quello
di capire in che modo le politiche pubbliche hanno influenzato il processo di internazionalizzazione
delle imprese italiane e se le imprese che hanno beneficiato di queste politiche hanno effettivamente
migliorato il loro livello di internazionalizzazione.

D’altra parte, l’apprendimento attraverso l’esportazione si riferisce all’idea che le imprese possono
migliorare la loro produttività e le loro capacità innovative attraverso l’esperienza diretta con i mercati
esteri. Esportando, le imprese italiane sono esposte a nuove idee, tecnologie avanzate, migliori
pratiche e pressioni competitive diverse che non sono presenti nel mercato interno. Questo processo
di apprendimento può portare a una maggiore efficienza, a una maggiore qualità dei prodotti, a un
miglioramento delle competenze e a una maggiore capacità di innovazione.

Una questione di rilevanza centrale per la nostra ricerca è quindi capire come le politiche pubbliche
possono influenzare il processo di internazionalizzazione delle imprese. Un punto fondamentale da
investigare è se le imprese che hanno beneficiato di queste politiche mostrano un tasso di
innovazione più elevato rispetto a quelle che non ne hanno beneficiato. In altre parole, vogliamo
capire se l’accesso a queste politiche può stimolare l’innovazione nelle imprese già
internazionalizzate. Questo ci permetterebbe di valutare l’efficacia delle politiche pubbliche non solo
nel facilitare l’internazionalizzazione delle imprese, ma anche nel promuovere l’innovazione tra le
imprese esportatrici.

Infine, ci interessa studiare se c’è un impatto significativo dell’interazione tra internazionalizzazione
e politiche pubbliche sulla produttività e l’innovazione. Questo potrebbe suggerire che le politiche
pubbliche non solo aiutano le imprese a internazionalizzarsi e a innovare, ma possono anche
rafforzare il legame tra queste due dimensioni, portando a un circolo virtuoso di maggiore
produttività e innovazione.

Questi due processi possono coesistere e interagire tra loro, perciò, le nostre imprese potrebbero
auto-selezionarsi per l’esportazione grazie alla loro produttività e capacità di innovazione e poi, una
volta entrate nei mercati internazionali, potrebbero ulteriormente migliorare queste capacità
attraverso l’apprendimento acquisito dall’esperienza di esportazione. In conclusione, è importante
sottolineare che il nostro scopo è studiare l’efficacia delle politiche pubbliche nell’incoraggiare
entrambi questi fenomeni: l’auto-selezione all’esportazione e l’apprendimento attraverso
l’esportazione. Comprendendo meglio il ruolo di queste politiche, potremmo essere in grado di
suggerire modi per migliorarle e per massimizzare il loro impatto positivo sulla produttività,
l’innovazione e la crescita economica nel contesto delle imprese italiane.

Il nostro progetto ha quattro obiettivi principali. In primo luogo, mira a comprendere le motivazioni
che spingono le imprese italiane ad internazionalizzarsi e ad investire in innovazione, nonché le
correlazioni di queste evidenze con le politiche pubbliche a sostegno di questi obiettivi. In secondo
luogo, intende valutare l’impatto economico derivante dalla scelta di internazionalizzare e investire
in innovazione sulla performance delle imprese. Il terzo obiettivo è quello di caratterizzare la
tipologia di impresa che sfrutta in modo profittevole e persistente questi strumenti e strategie,
individuando un modello virtuoso di governance eventualmente replicabile. Infine, il progetto
intende suggerire politiche adeguate, identificando elementi qualitativi e quantitativi che consentano
di far emergere valide ragioni per incentivare i policy maker a sostenere nuovi investimenti pubblici
per la crescita dell’internazionalizzazione e dell’innovazione delle aziende. Questo sarà possibile
prendendo in considerazione strumenti specifici, tra cui il programma Impresa 4.0, il Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), investimenti nel campo della green economy e nel capitale
umano. Il nostro obiettivo è valutare l’efficacia di questi strumenti, osservando le aziende su cui
hanno avuto un impatto maggiore, considerando caratteristiche specifiche come la dimensione,
localizzazione geografica, ed il settore. Ciò ci permetterà di comprendere cosa ha funzionato e cosa
può essere migliorato. Potrebbe essere particolarmente interessante vedere quale strumento di
policy è stato più efficace per quale tipo di impresa e quali sono stati i fattori abilitanti. Tali
osservazioni ci consentirebbero di fornire suggerimenti importanti per le politiche pubbliche, tra cui
l’elaborazione di politiche mirate per diverse tipologie di imprese, contribuendo così a incentivare i
decisori politici a sostenere nuovi investimenti pubblici per la crescita dell’internazionalizzazione e
dell’innovazione delle aziende italiane.

Per raggiungere questi obiettivi, è importante comprendere le caratteristiche delle imprese italiane
che sono maggiormente influenzate dai fenomeni sopra descritti. Questo consentirà di individuare i
processi virtuosi da replicare e le eventuali criticità da evitare. Una doppia analisi, sia qualitativa che
quantitativa, e una doppia prospettiva accademica e manageriale, permetterà non solo di mappare
il fenomeno, ma anche di individuare possibili misure di politica che consentano alle aziende di
trarne il massimo beneficio. Inoltre, è importante comprendere come alcune criticità delle aziende
italiane possano ripercuotersi sulle strutture aziendali causando problemi alle imprese che non
investono le risorse per l’innovazione di prodotto e processo o per l’internazionalizzazione. Mettere
in luce queste criticità e formulare delle policy potrà contribuire alla creazione di nuove misure di
sostegno pubblico per l’internazionalizzazione e l’innovazione delle imprese, aiutandole a superare
le difficoltà causate dalla crisi pandemica e geopolitica.

Partner

Il Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne è il fulcro dell’informazione
economica del Sistema camerale. Opera attraverso ricerche, studi e analisi sulle policy in
collaborazione con le altre strutture delle Camere di commercio. Proseguendo e sviluppando
l’esperienza e la tradizione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne – Fondazione dell’Unione Italiana
delle Camere di Commercio che ha promosso la cultura economica nel nostro Paese dal 1986 al 2019
– il Centro Studi risponde alla necessità del Sistema camerale di rafforzare l’azione di analisi e
monitoraggio dei fenomeni socio-economici attraverso un organismo capace di leggere e anticipare
i profondi mutamenti in corso nei mercati e nella società per fornire informazioni utili di supporto
alle policy. Il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne svolge attività di
studio e di analisi in ambiti diversi che includono, fra le altre: analisi, elaborazione e lettura delle
dinamiche delle imprese; individuazione di percorsi di sviluppo locale; osservazione delle tendenze
dei settori e delle filiere produttive; approfondimenti sulle tematiche relative all’innovazione e
all’internazionalizzazione; definizione di linee di policy e monitoraggio dei loro effetti. Nell’ambito
del progetto, il Centro Studi renderà disponibili i dati camerali e i dati delle più recenti indagini
sull’utilizzo di tecnologie 4.0 e tecnologie verdi da parte di un campione rappresentativo di imprese
italiane della manifattura e dei servizi. Il dott. Rinaldi e il dott. Pini del Centro Studi collaboreranno
con i ricercatori della Luiss Guido Carli nell’analisi dei dati e nella diffusione dei risultati.

Italiacamp S.r.l., nata nel 2012, è una impact organization, ovvero un’organizzazione che ha
l’obiettivo di favorire la generazione e lo sviluppo di processi di innovazione sociale ad impatto
positivo per comunità e territori attraverso una “rete collaborativa” di livello nazionale e
internazionale formata da aziende, istituzioni, università, centri di ricerca, organizzazioni del terzo
settore, istituti scolastici, professionisti e privati cittadini. Italiacamp si avvale delle best practice
dell’Associazione Italiacamp, ente del terzo settore fondato nel 2010 con una rete di soci presenti sul
territorio nazionale, e la “rete collaborativa” si arricchisce inoltre del network delle realtà aziendali
che oggi sono nella compagine societaria: Ferrovie dello Stato Italiane, Invitalia, Poste Italiane, RCS
Mediagroup, Telecom Italia, Unipolsai. Il presente progetto di ricerca utilizzerà la collaborazione già
esistente tra la Luiss e Italiacamp sul Dubai hub for made in Italy al quale partecipano imprese che
hanno l’obiettivo di entrare in nuovi mercati in Medio Oriente, Nord Africa e Sud Est Asiatico.
Attraverso la partnership sarà possibile ottenere dati qualitativi (interviste) sulle capacità/ostacoli
all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese. Italiacamp e l’hub di Dubaiconsentiranno
un’ampia diffusione dei risultati del progetto non solo nell’ambito dell’università e dei centri di
ricerca, ma anche tra le imprese e le organizzazioni del terzo settore.

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