Policy Briefs

R. Perissich – L’Europa di fronte a Trump: superare il pessimismo

Poteva succedere; è successo. Molti europei hanno reagito con passione, alcuni con gioia, più spesso con delusione o inquietudine. La passione delle reazioni è largamente giustificata. È incontestabile che le vicende della democrazia americana riguardano anche noi. In effetti le connessioni non mancano: dalla reazione all’immigrazione di massa, alle fratture sociali, e geografiche create dalle trasformazioni in atto, alla sovrapposizione di questioni identitarie ai tradizionali problemi sociali. Con conseguente erosione del consenso per i pilastri della democrazia liberale e crescita dai due lati dell’Atlantico di movimenti populisti e nazionalisti di cui Trump è un’espressione emblematica. Su questi aspetti Francis Fukuyama ha scritto per il Financial Times un’analisi illuminante. Quindi non sorprende che la vittoria di Trump sia istintivamente accolta con favore dalle destre populiste europee e con sgomento dalle forze democratiche tradizionali e soprattutto dalla sinistra. Tra l’altro assistiamo in Europa, in particolare in Italia e in Germania, alla crescita di movimenti populisti che si collocano culturalmente a sinistra, ma che hanno molte cose in comune con quelli che si situano all’estremo opposto. Quanto è successo richiederà un’analisi approfondita da parte dei democratici americani ed europei e che è appena all’inizio. Del resto, è bene non perdere di vista che Trump ha vinto raccogliendo una coalizione eterogenea, unita più da una somma di rifiuti che dall’adesione a una visione coerente del mondo. Le elezioni si concludono spesso con la sconfitta di chi ha perso, più che con il successo di chi ha vinto.

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