Policy Briefs
L. Bini Smaghi – La Riforma del Patto di Stabilità e Crescita: Ce n’è veramente bisogno?
Con la graduale uscita dall’emergenza pandemica e il consolidamento della ripresa economica si avvicina la fine del periodo di sospensione del Patto di Stabilità e Crescita. Entro la fine dell’anno le istituzioni europee dovranno decidere se ripristinare il Patto così com’era oppure modificarlo, più o meno profondamente.
Negli ultimi mesi si sono alzate varie voci, dal mondo accademico, istituzionale politico, per sostenere che il Patto debba essere profondamente cambiato. I motivi addotti sono molteplici. Il Patto è troppo complesso e non ha raggiunto gli obiettivi previsti, come una riduzione sufficiente del debito pubblico. Al Patto viene rimproverata anche l’eccessiva pro-ciclicità delle politiche di bilancio (troppo espansive nelle fasi di crescita e troppo restrittive nelle fasi di rallentamento), la riduzione eccessiva degli investimenti pubblici, la poca trasparenza delle procedure e la complessità delle regole. Il cambiamento sarebbe necessario, infine, perché il mondo post-covid sarà diverso da quello precedente, caratterizzato in particolare da bassi d’interesse, un debito pubblico molto più elevato in tutti i paesi e la creazione del NextGenerationEU, che prefigura il nucleo di una politica di bilancio europea sempre più integrata, finanziata con risorse proprie e con uno strumento di debito comune.
Ci concentreremo in questa nota sulle proposte di riforma del Patto di stabilità, tralasciando altre problematiche in parte connesse, relative alla creazione di un bilancio europeo e all’emissione in comune di debito, la trasformazione del NextGenerationEU in una facility permanente oppure il rifinanziamento del debito acquisito dalla BCE attraverso un’altra istituzione comunitaria.
La discussione sulla riforma del Patto di Stabilità presenta almeno tre rischi. Il primo è quello di sbagliare diagnosi, che porterebbe a riformare il Patto senza veramente risolvere i problemi. Il secondo rischio è quello di mettere in atto dei cambiamenti che producono effetti peggiorativi rispetto alla situazione attuale. l terzo rischio è che le riforme non siano in linea con lo spirito del trattato e vengano rigettate politicamente. Se questi rischi non vengono valutati bene la riforma potrebbe rivelarsi peggiorativa rispetto al sistema attuale.